C’è una sottile vena malinconica nel pedalare in una mattina d’autunno senza sole. Il mio corpo, normalmente silente, mi parla. Ogni muscolo è in tensione e risponde alle sollecitazioni delle pedalate.
Pedalo quasi sempre da sola. Poche volte l’ho fatto con altri ciclisti, più forti ed allenati di me. Persone meravigliose, che mi hanno incoraggiato quando le mie gambe sembravano cedere – ed io con loro – e che mi hanno aspettato, rallentando o tornando indietro, a riprendermi.
Non ho mai accettato spinte. Sono troppo orgogliosa. Devo farcela con le forze che il mio corpo mi consente. Il momento più bello è quando il ritmo della pedalata e le esigenze del corpo trovano un accordo.
Pedalando, noto particolari che in auto non coglierei mai. Sento le voci delle persone che si scambiano le prime impressioni della giornata. Sento l’odore del bucato appena steso. Sento il profumo di dolci e il rumoreggiare di chi riesce ancora a fare colazione all’aperto, seduto al tavolino di un bar. Sento l’odore di fumo di chi si è acceso un’altra sigaretta.
Lungo il percorso, qualche vecchietto mi osserva. Capisce che sono una donna e mi incoraggia con quel “vai, vai, vai” che di solito si rivolge ai ciclisti – quelli veri – nella volata finale. Non sono Cancellara, non ci sono abituata e sorrido.
La natura ha rallentato i ritmi. È pronta per l’ennesimo sforzo, che precede l’arrivo dell’inverno. Ho la sensazione che si stia richiudendo su se stessa. Regala gli ultimi incantevoli colori, prima di lasciar cadere a terra tutte le foglie. Il giusto riposo per poi tornare rigogliosa, colorata e solare perché lei – la natura – torna sempre.
È in questi momenti che la mia mente si apre, pronta ad ospitare pensieri in libero fluire. Ad ogni pedalata un’immagine, un ricordo, una voce, senza una sequenza logica.
Mi rivedo bambina, spericolata, sfrecciare in bicicletta lungo le strade attorno a casa. Ricordo la sfida con me stessa: in velocità, senza mani sul manubrio e senza piedi sui pedali e la rovinosa caduta sull’asfalto. La cicatrice sul ginocchio a ricordarmi ancora oggi le pazzie di allora e la mamma, vigile alla finestra, che urlava:”Patriziaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!”. Il numero di “a” sempre direttamente proporzionale all’importanza del rimprovero.
Incontro altri ciclisti. Tutti sono più veloci di me. Pedalare è anche competizione. Ci guardiamo, ci scrutiamo, ci salutiamo con un “ciao”. Se ci accorgiamo di avere lo stesso equipaggiamento, il ciao è più solidale, come quello di chi tifa per la stessa squadra di calcio e ne va fiero.
Penso che il mio andare in bicicletta sia un pò come la mia vita. Faccio parecchi incontri. Alcune persone sono rimaste indietro perché hanno scelto un’altra strada o hanno smesso per sempre di pedalare. Alcune le ho superate, perché mi impedivano di fare l’andatura. Molte pedalano con me, ognuna col suo ritmo, ma sempre al mio fianco. Altre mi hanno lasciato indietro. Sono partite in volata e non hanno voluto ascoltare il mio “non ce la faccio!”.
Pedalo, ora veloce, ora lenta, e nel mio auricolare destro c’è sempre musica, la mia passione, il mio grande amore, quell’amore senza fine che si vede solo nei film. La musica non mi ha mai lasciato, è stata con me, è ancora con me e sempre lo sarà, ovunque decida di portarmi la mia bicicletta.
Scrivimi!
patrizia.speroni@aruba.it
4 comments
Fantastico ciao Patty buona domenica .un abbraccio forte . Bacio.
Ciao Flavio.
Buona domenica anche a te.
Patty
Ciaooooo Cara Patty! Oltre ad essere la mia speaker donna preferita in assoluto, oggi scopro in te una stupenda e dolce vena poetica; complimenti! Sei una persona stupenda e completa ed A SCATTI in qualsiasi frangente o situazione , sia fisica che emotiva; per questo ti adoro come tanti altri miei “colleghi ” ascoltatori, solo una piccola differenza : la Stefy sicuramente è mooolto a Scatti come te Cara Patty eeee…..soprattutto…. #superfedelissima ! Un abbraccione e un bacione Stefy😘🤗
Cara Stefy,
sono davvero felice e, lasciamelo dire, anche un pò orgogliosa, che tu abbia apprezzato ciò che ho scritto ed il modo in cui l’ho fatto.
Un grandissimo abbraccio “a scatti”.
Patty