Il sipario si apre: Morgan in un cono di luce, sigaretta accesa, posa plastica, un pianoforte alle spalle.
Un tappeto sonoro arricchito da effettistica sempre più esasperata: la tecnologia si mescola allo strumento classico, dando origine ad un amalgama, di cui Morgan (Marco Castoldi) è parte attiva.
Nessuna parola. Solo suoni. Onirico, sclerotico, folle, delirante: apertura spiazzante ed inaspettata. Il pubblico è chiamato a riconoscere che quello è il suo mondo. Benvenuti nel mondo di Morgan!
Curiosa l’esecuzione contemporanea di “Altrove” e “Volare”, a sottolineare il desiderio di essere altro, in un luogo diverso, o forse di non essere.
Morgan comunica col pubblico attraverso la mimica e l’intenzione vocale. Riflette a voce alta. Il mood della serata cambia in corso d’opera. Il leit motiv del concerto è la tristezza, “il punto di vista dalla bara” – citiamo testualmente -, l’elogio del trapasso.
Morgan sfoglia gli spartiti delle canzoni di Luigi Tenco. Con la semplice lettura dei titoli, racconta l’infelicità di un uomo e va alla ricerca del brano più disperato.
L’artista e il pianoforte sono una sola cosa. C’è una partecipazione molto fisica nell’uso della tastiera. L’azzardo dell’accostamento tra puramente classico e fortemente tecnologico mostra la sua efficacia in termini di sperimentazione.
Morgan recita un passo della “Divina Commedia”: la storia di Paolo e Francesca. La passione d’amore può portare all’Inferno, dimensione che il cantante ritiene essere quella a lui più congeniale, agevolato dalla conoscenza del “linguaggio infernale”.
Libero fluire del pensiero, che si traduce nel vagheggiare un mondo senza esseri umani: strade vuote, città libere da fisiche presenze.
Peccato che l’artista, per quanto maledetto sia, non possa prescindere dall’elemento umano! L’atto della comunicazione, prevedendo un emittente e un ricevente, non può fare a meno degli attori della comunicazione stessa.
La creazione di un’opera d’arte – sotto qualsiasi forma si esprima – prevede la condivisione. Il concerto stesso è stata una forma di condivisione del proprio mondo con il pubblico.
Chi accetta di entrare nel mondo di Morgan non deve aspettarsi nulla per poter cogliere il tutto. Men che meno il prevedibile, perché il cambio di rotta è dietro l’angolo.
Il concerto “Non solo piano” è un’esperienza musicale e letteraria al tempo stesso, proposta con una forte partecipazione emotiva.
L’elogio del trapasso e lo stato del non essere più, riproposti con insistenza, risultano invece meno facilmente comprensibili, in quanto chi ad essi dà voce è in una condizione di privilegio rispetto a chi avrebbe voluto esserci – vivendo – ed ora è davvero “altrove”.
In “Non solo piano”, Morgan suona con passione, fa ricerca, sperimenta, osa e l’esperienza, per l’emotività che sollecita, non è leggera! Del resto era chiaramente indicato nelle avvertenze prima dell’uso: non solo piano!
Crediti: fotografia di Maki Galimberti
Scrivimi!
patrizia.speroni@aruba.it