Strano ma vero. La serata conclusiva del Festival di Sanremo ha posto l’attenzione sugli interpreti e sulle canzoni. Peccato non abbia fatto la stessa cosa con i giovani (ma di questo abbiamo lungamente parlato nell’articolo “Fenomenologia di un Festival“).
La serata ha inizio. Come vuole la tradizione, i vincitori della categoria giovani – i Sonohra – hanno potuto riproporre al pubblico il brano sanremese.
È la volta dei “campioni”. Al di là delle esibizioni più o meno buone, delle stonature che ci sono state e si sono sentite bene, l’ha spuntata la canzone dall’effetto “trottolino amoroso, du du du, da da da”.
È la canzone di Lola Ponce e Giò Di Tonno. Piace al pubblico la bella coppia armoniosa, sorridente, intonata, che porta sul palco la classica canzone d’amore. I due cantanti non si sono limitati a cantare la loro canzone (scritta da Gianna Nannini e prodotta da David Zard – scusate se è poco!), ma l’hanno ben interpretata.
Ha ben detto Giancarlo Mughini, dall’alto della “piccionaia”, che la coppia non aveva bisogno del suo 10, in quanto era stata sufficientemente “ruffiana” sul palco. Non dimentichiamo però che Giò Di Tonno e Lola Ponce arrivano dal musical, dove non viene richiesta unicamente l’abilità canora, ma anche una buona capacità di recitazione.
La coppia ha mostrato grande padronanza del palco: ottima gestione della voce, una gestualità ben calibrata ed un movimento del corpo ben bilanciato.
In altre parole, su quel palco, che ha messo a dura prova anche i cantanti più navigati, Lola Ponce e Giò Di Tonno hanno messo a frutto – con successo – la loro esperienza. Hanno dato in pasto al pubblico ciò che il pubblico voleva: la tipica canzone sanremese, che parla d’amore, interpretata da una coppia modello, la coppia ideale. Ecco l’effetto trottolino amoroso di minghiana e miettiana memoria.
Evidente, rispetto alla serata precedente, la disparità di trattamento dei cantanti in gara. Questa volta i cantanti hanno avuto un loro spazio, quello che ai giovani non è stato concesso. Evidente altresì l’inadeguatezza di una giuria di qualità che non ha avuto il coraggio di esprimere, attraverso il voto, un giudizio negativo nei confronti di chi aveva mal interpretato la propria canzone.
Una giuria di qualità, per essere tale, deve dimostrarsi obiettiva e coraggiosa e quella di ieri sera non lo è stata.
Che cosa succederà ora? Niente! Fortunatamente la nostra vita resterà tale e quale. Noi radiofonici avremo solo qualche canzone in più da far ascoltare.
Scrivimi!
patrizia.speroni@aruba.it