Sul banco degli imputati la bugia, pronta per essere giudicata, in attesa di un verdetto di colpevolezza o di assoluzione con formula piena.
Accusa e difesa due opposti schieramenti: i sostenitori della verità a tutti i costi e i bugiardi per caso, consapevoli o cronici.
Spesso, cambiando il punto di osservazione, cambiano parimenti le caratteristiche di un oggetto osservato ed emergono aspetti precedentemente non notati. Se si considera in quali casi si fa ricorso alla bugia, forse anche l’accusatore più accanito potrebbe legittimamente dubitare.
La bugia è senza dubbio un comportamento strategico che consente di affrontare meglio una situazione che rivela qualche complessità:
– il figlio che mente ai genitori per non incorrere in una punizione e per non rivelare di non essere all’altezza delle loro aspettative
– un amico che non rivela un fatto spiacevole o modifica una verità per renderla emotivamente più accettabile all’altro
– il partner che non rivela un tradimento per non alterare un delicato equilibrio di coppia
– un familiare che tace la gravità di una malattia
– noi stessi che decidiamo consapevolmente di “non vedere” per non soffrire
Il ricorso alla bugia è uno degli strumenti che l’essere umano adotta per riuscire a districarsi nel labirinto dei rapporti umani e sociali e per affrontare le prove di resistenza fisica ed emotiva a cui il vivere quotidiano ci sottopone.
Sottilissima è la linea di demarcazione che separa il vivere dal lasciarsi vivere, lo stare bene dalla sopravvivenza. Altrettanto sottile e difficile da cogliere il limite da non superare nel ricorso alla bugia o alla verità.
È una questione di sensibilità. Chi ce l’ha valuta, chi non ce l’ha fa danno.
Alla luce delle prove presentate, la Corte assolve la bugia con formula piena, ma si riserva di chiamare in giudizio l’essere umano.
Scrivimi!
patrizia.speroni@aruba.it