Patrizia Speroni
Leggimi

Carlo Marrale ritorna con l’album “Melody Maker”


Parlare di Carlo Marrale significa ripercorrere la storia della musica italiana. Cofondatore dei Matia Bazar, ha fatto parte della formazione dal 1975 al 1993. Un gruppo che ha conosciuto grande popolarità, precursore di nuove sonorità ed esportatore di musica italiana nel mondo.

Arriva l’anno 1994. Carlo Marrale sta per dire “basta!”. Basta ad un meccanismo che si fa via via più complesso e che rischia di soffocare la libera espressione dell’artista.

Nel 1994 pubblica il suo primo album da solista “Tra le dita la vita”. Nello stesso anno partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “L’ascensore”. Da quel momento Carlo si ritira dalle scene, ma continua a scrivere musica, dipinge, fotografa.

Dopo un lungo periodo sabbatico – la classica pausa di riflessione delle coppie in crisi – Carlo decide che è il momento di rimettersi in gioco. Si ricomincia anche grazie all’aiuto dell’amico e musicista Stefano Pulga

Ecco l’album “Melody Maker” che ascoltiamo insieme:

Baciala in bocca
Il titolo esprime, con grande efficacia, il coraggio di osare. Il momento della decisione presa: tornare a confrontarsi col pubblico e condividere con gli altri il frutto della propria creatività. Tornare a fare musica è qui sinonimo di dire nuovamente sì alla vita.

Ti sento
Ci riporta ai Matia Bazar del 1985. Un successo mondiale, che Carlo ripropone con sonorità più raffinate. La voce, ben modulata, si miscela alla perfezione con la musica. Le parole hanno anima e si accompagnano ad una musica che è “mondo che scoppia dentro”.

Fumo e nuvole
I bisogni artificiali creano stordimento, il cuore è inaridito, fumo e nuvole impediscono la vista del sole ed ostacolano il contatto con il sé, la propria umanità, quella più vera e genuina. Un semplice atto d’amore può nutrire l’inaridimento e dissipare la cortina di nuvole e fumo. Solo allora si può ridare il sole alla persona che si ama davvero.

Controtendenza
È la canzone scelta come secondo singolo. La vera trasgressione, oggi, è avere il coraggio di essere fedeli. Il testo, facile ed immediato, esprime la semplicità e la chiarezza di un amore dichiarato apertamente e senza vergogna.

Ci sono amori
Vengono passati in rassegna tutti i tipi di amore: l’amore a scadenza e quello inconfessabile, l’amore mercenario e quello non corrisposto, l’amore traditore e quello tradito. Da questo lungo elenco emerge l’unicità di un amore intenso, quel vero, unico amore che premia l’attesa.

Vacanze romane
Canzone presentata al Festival di Sanremo del 1983. Vince il premio della critica. Roma, città antica, è specchio di un’Italia che ha “il cuore nel fango, non ha più campanelli” ed è solo memoria di un’umanità che ha perso se stessa.

A prescindere
È il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album. Neve, scintille, stelle, fuoco in un cristallo. In questa atmosfera stralunata, totalmente svincolata dalla realtà e razionalmente inspiegabile, l’unico elemento che emerge nella sua potente certezza è il non poter prescindere dall’altro come metà di sé.

Docemente
Le influenze della cultura e delle sonorità brasiliane emergono prepotentemente in questa bossa, elaborazione emotiva di un soggiorno in terra brasiliana. Il portoghese è pura musicalità e si inserisce perfettamente nella sequenza delle canzoni.

Se piove
La natura sembra partecipare alla gioia di una coppia che vive il piacere quotidiano di stare con l’altro. Amare è in parte volontà e consapevolezza di un impegno, ma anche scoperta di una comunione nel dire sì alla vita, “sognante marea che ci porta via”.

L’ascensore
Con questa canzone, Carlo partecipa al Festival di Sanremo del 1994. Protagonista una coppia progettuale. Un amore quotidiano si apre ad orizzonti più vasti. Un bilocale è trasfigurato in cattedrale. In questo amore orizzontale e verticale, il primo posto è sempre della persona amata ed è a questa persona che va la gratitudine per l’amore ricambiato.

Nell’era delle automobili
Le parole di Aldo Stellita rendono con efficacia il contrasto tra la modernità dei tempi e la fragilità dei sentimenti. I cuori hanno indossato una corazza di invulnerabilità per non avvertire il senso di solitudine. È una canzone giocata sui contrasti: il qui e l’eternità, le stelle e la polvere, le automobili e il vecchio frack. E la musica suona d’antico: ecco il violino e poi la fisarmonica, quasi a voler significare la necessità di un ritorno alla tradizione per poter recuperare la genuinità del sentimento.

Quello di Carlo Marrale è un ritorno elegante, raffinato, di classe. Bentornato Carlo! Ci sei davvero mancato. Tornato per restare, vero? Si nota sempre chi fa questo lavoro per passione e la tua passione si percepisce.

Mi ha colpito un episodio che mi hai raccontato e che ho trovato davvero esilarante. Senza fare nomi e cognomi, sono rimasta senza parole – e questo è per me quasi un miracolo – nel sapere che un “guru” della radiofonia italiana, che tutto ascolta e tutto si ricorda, si sia riferito a te come al “ragazzo del teatro”, incontrandoti per caso durante una conferenza sulla musica. Forse quel guru avrebbe bisogno di fare un refresh del suo database.

Chi ha fatto e continua a fare vera musica si riconosce sempre, indipendentemente dal maggiore o minor numero di capelli. La metafora “pilifera” ci piace parecchio: qualche ricciolo in meno, ma più attenzione per le persone che incrociamo lungo il nostro cammino. Nei confronti di Carlo Marrale è semplicemente doveroso.

 

“Melody Maker” è pubblicato su etichetta Nar International.

 

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patrizia.speroni@aruba.it

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